lunedì 28 febbraio 2011

melodia armoniosa

shhh. quiete.
shhh. sospiri. silenzi.

eppure rumore, dolore, urla.
incancata melodia addormenta il mondo, lo bombarda dall'interno.
acqua scende veloce dopo aver abbandonato il suo letto prima del grande salto, si infrange rumorosa tra le rocce. riprende lenta il suo corso.
foglie nascono, crescono, vengono mosse dal vento, strappate dagli uccelli in cerca di cibo e di cemento per i loro nidi. foglie che ingialliscono, che muoiono, che cadono lente fino a formare morbidi letti pronti a dar nuova vita all'energia.
azione. conseguenza.
tutto ha un seguito più o meno consapevole. più o meno armonioso.
da millenni gli elementi giocano tra loro, creano e distruggono tra mille colori, tra mille risate.
e la melodia è sempre li, mai diversa eppure mai uguale a se stessa.

le parole

le parole possono fare del bene, ma molto più facilmente possono far del male.
in un attimo riescono a distruggere, arrivano a provocare dolore fisico. in un attimo si lanciano come un proiettile nella mente di chi le riceve.

altre parole, successive, tentano di rimarginare le ferite, ma rimangono sempre profonde cicatrici.
cicatrici che di tanto in tanto vengono dimenticate, cicatrici che sono poco visibili, oppure cicatrici dolorose che al minimo movimento del muscolo pensante creano delle dolorose fitte portatrici di lacrime e bui pensieri.

ci sono persone che parlano senza pensare, altre che ci tengono a dimostrare che la loro parola è ragionata. ma quando queste ultime cadono nell'errore, nella frivolezza dovuta ai già di per se stressanti cicli della vita, accorgendosi dell'errore si distruggono nel pentimento impotente, incatenati nell'imbarazzo di un pesante silenzio.

domenica 27 febbraio 2011

intensi momenti

attimi di passione si assaggiano. saltano su un sogno, poi su un altro. si alternano sulla scala dei pensieri.
arrivano a sfiorare il cielo, a sorridere, alcune volte anche a ridere.
spesso piangono, consumati dal dolore, dal triste risveglio che giorno dopo giorno li riporta alla realtà dei fatti.
trattengono il fiato, interminabili attimi di silenzio, con il cuore che inizia a battere più forte, il sangue che pulsa veloce nelle vene. poi l'aria comincia a farsi largo nelle narici, nella bocca, tra i denti e poi giù, fino ai polmoni che si riempiono, gonfi di desiderio.
si aprono le danze, un eterno sali-scendi, un eterno rincorrersi, un eterno inseguirsi.
l'allegria riempie gli eventi, come una gioiosa fanfara riscalda il sentimento più triste.
poi, l'arcobaleno. poi la pace, il riposo.

allegro dolore

il lento respiro di un fiore che appassisce, tormenta con dolore l'occhio più verde.
eppure fa parte dei giochi.
è pura vita che balla sicura i suoi passi.

magia vibrante

fiamme ondeggiano nel buio, corpi si smuovono nella notte saltando le passioni, mimando il desiderio.
è il tam-tam l'ossigeno di questa notte.
melodie calde, ritmi intensi. profumi nell'aria, tremori nella terra. la natura si sveglia e segue queste intense emozioni.
fumo esce dalle narici. ossigeno dell'anima per un momento. brevi frasi, veloci parole ed il cerchio continua, in loop.
attimi d'attesa, sospensione dell'aria e poi di nuovo, ancora una volta i muscoli si contraggono, vivono, ballano, seguono il canto dei bassi.
la mente sale, vola su in alto, nel paradiso incantato.

casa mia

casa.
casa è una parola. casa è un'emozione.
casa è un sogno. casa è una necessità.

15 anni di vita ingenua ma felice e poi la roulette della mia vita ha preso a girare.
in quei 15 anni per me era un evento quando uscivo dal mio paesino di 2500 anime per andare al carnevale con i carri allegorici o per andare al mare d'estate o per le brevi vacanze estive in abruzzo.
ricordo che mentre mi muovevo in auto, lasciavo un lungo "filo d'arianna" fatto di pensieri, di sogni. poi al ritorno li attiravo nuovamente a me. ero felice di uscire dal mio nido per vedere cieli nuovi, ma ero ancora più felice quando potevo ritornare.

poi tutto è cambiato e nei successivi 11 anni, una, due, poi tre, quattro, cinque ed ora sei case.
oggi mi ritrovo nella sesta abitazione, ci sono da dieci mesi, questa me la sono conquistata, lei mi ha visto lasciare il tetto materno, lei mi ha fatto ingranare una marcia in più sulla strada della mia vita, ma anche lei sarà passeggera, anche lei un domani dovrò lasciare.

io che mi definisco "cittadino del mondo" se mi guardo nel cuore non vedo la mia "casa".

c'è qualche affetto a cui sono legato, ma potrei partire domani mattina per un qualsiasi angolo del globo, potrei sentirmi a "casa" come ora mi sento qui.
traducendo posso dire che mi sento a casa ovunque... ed in nessun posto.

la forza del sogno

un dolce canto accompagna il percorso. lungo il sentiero salgono tranquille le note che quiete avvolgono le carni. le menti assopite si risvegliano dalle ceneri, lontano la fiamma di una candela dondola sulle mani fredde che amano un sogno. scintille stravolgono i fiumi, navi salpano intanto che zoccoli scaplitano e galoppano in senso opposto.
la musica cambia motivo, si fa corposa, materiale. l'albero bianco troneggia, toccato dalla morte, sul custode.

poi la speranza, i germogli. passi lenti ma decisi risuonano tra le arcate e dolorosi bisbigli tentano di cacciarli, ricordando il dolore.
il nemico è alle porte ma cuori amici, accesi di passione, ci sono vicini. pronti alla battaglia.
silenzi infuocati di speranza si muovono. raggi di sole difendono e attaccano. lo splendore bianco si batte contro il fumo nero.

luce contro fuoco.
acqua contro polvere.
amore contro morte.

intanto lungo i sentieri più nascosti, lungo scale segrete con inganno e fulmini la più piccola ma potente forza bianca viene spinta verso ragnatele scure.
ancora una volta il cuore sovrasta stridenti urla, accende fuochi e infiamma, distruggendolo, il nero sentimento.

AISHA

"quando ero un bambino io chiudevo gli occhi e vedevo te. allora vivevo già nella mia fantasia il sogno di una realtà. l'amore è per sempre, noi ci apparteniamo per sempre.
il sogno di una notte è rimasto il sogno di una vita. chi mi ama davvero sa che ogni mio pensiero è sincero."

i tuoi occhi sono dolci, il tuo pelo è morbido, il tuo naso è da baciare, i tuoi piedi piccoli ballano dietro la tua nevrilità.
è la mia fantasia a renderti reale, per te sono ancora il bambino che ero. per te riesco ancora a sognare, per te il mio sorriso è sincero.
quello stesso sorriso che troppo spesso è poggiato li solo di facciata, solo per deviare domande troppo grandi per avere risposte sincere, troppo profonde per lasciarmi allegro.
però ci sei tu, fissa nella mia mente c'è solo la tua immagine ed io non ti divido con nessuna altra persona al mondo, sei mia, esisti solo per me e mi ami.
insieme siamo invincibili, ma ci accontentiamo di passare le ore a passeggiare, ad ascoltare le note dei tuoi passi nell'acqua, ad ascoltare i tuoi sbuffi, ad ascoltare la musica dei tuoi muscoli in movimento.
nel mentre metto giù queste parole sto provando a darti un nome, per la prima volta... AISHA ti si addice.
questa notte vorrei sognare l'arcobaleno su cui salire per raggiungerti. ma forse la mattina arriverà nuovamente troppo presto ed io sarò ancora qui domani a sognarti ad occhi aperti. ancora una volta senza pace, senza dormire.

forze in movimento

fantasmi pieni di odio attendono il passare di anni infiniti. città non più vive si estendono lungo caverne gelide dove l'aria si ferma impaurita dal vento che porta con se morte, senza conoscere fine.
le ere passano dolorose ma lenta arriva la pioggia che, come il più forte dei raggi del sole, avvolge e asciuga gli animi più tristi portando loro calore e speranza, vita.
fredda luce verde sprigionata da corpi vuoti si nobilita per riscattarsi con forza, senza conoscere paura, senza conoscere dolore.
vittoria che porta alla fine dell'odio e finalmente alla pace eterna delle anime già morte donando agli animi in vita meritata pace.

luce. ombra.

luce.
ombra.

luce.
ombra.

luce.
ombra.

spesso mi riesce difficile scegliere.
ancor più spesso nello stesso momento una parte di me abbraccia la luce, un'altra l'ombra.
quanto può essere difficile far sempre la scelta giusta, quella razionalmente più equilibrata?
quanto pesa l'esperienza maturata?
sbagliare può servire a crescere domani?
oppure per vivere e gioire bisogna continuare a sbagliare?

timide emozioni

è un attimo. il rumore dei freni quasi precede i corpi che vengono sobbalzati. imprecazioni verso l'inesperto macchinista della metro che in quel momento ha fatto rivivere nella testa dei passeggeri dolorose immagini televisive di incidenti o peggio di attentati.

nelle imprecazioni c'è un'immagine che stona.
un sorriso, la pelle del viso arrossata e lei che scusandosi si affretta a lasciare la presa dal braccio di lui su cui si era rifugiata colta dalla paura.
si guardano fissi negli occhi, il tempo di un paio di fermate, senza parlare, senza distogliere lo sguardo.
il treno si ferma nuovamente, le porte si aprono.
molte persone si alzano e velocemente abbandonano il treno prima di lasciare spazio a nuovi utenti.
anche loro due lo fanno, si allontanano e lei lo fa prendendo lui per mano. salgono le varie scale e si fermano nel primo bar della stazione. si siedono ad un tavolino avvicinando le due sedie, finalmente si presentano. ancora si guardano negli occhi e si scambiano un lungo bacio, con passione.

un annuncio li interrompe, lui prende velocemente una penna, scrive il suo numero su un tovagliolo e corre via.
lei ora è li sola. guarda il tovagliolo e lo ripone nel taschino interno della sua borsa nuova. sorride al mondo, il mondo sembra sorridere a lei. si alza e si avvia emozionata sull'autobus che la porterà a lavoro.
nel momento in cui scenderà, una mano veloce le ruberà la borsa e la farà cadere a terra.

lei sognerà spesso di incontrarlo di nuovo, lui aspetterà una telefonata che non arriverà mai.
dopo qualche anno lei avrà un figlio a cui darà il nome di lui. lui rimarrà in attesa nella speranza di ritrovarla...

paurosi attimi

sono le 09:08... sonnacchioso dopo un weekend in cui non sono stato troppo bene, scendo dal vagone della metro e mi ricavo il mio spazietto su un'affollata scala mobile, che l'altra la stanno riparando...
troppa gente, non mi metto a salire a piedi come faccio di solito, dovrei chiedere troppi "permessoooo"...

giornaletto da sfogliare, comincio a leggere le prime righe della notizia di un attentato alle Maldive di sabato e boooom!
che sia successo qualcosa? naaaa la solita scala mobile che ci pianta in asso... io con il mio sorrisetto chiudo il giornale e mi avvio a piedi tra urla di terrore e successive incazzature dopo aver capito che era un falso allarme...

operazioni cicliche

timidi raggi di sole penetrano con forza le nuvole che iniziano a diradarsi. gli uccelli si risvegliano nei loro nidi e prendono a cantare. una leggera brezza comincia a spazzare via goccia dopo goccia la pioggia caduta. rimangono allegre pozzanghere dove i bambini si infilano approfittando di leggere distrazioni delle loro mamme.
le temperature si sono leggermente abbassate, l'autunno cerca i suoi spazi e presto i suoi caldi colori prenderanno coraggio ed esploderanno ovunque il cemento avrà lasciato loro spazio.
i torrenti timidamente provano a rinascere, i fiumi prendono a gonfiarsi, i mari ad agitarsi.

attentati moderni

piedi che corrono veloci inciampando tra piedi che aspettano pazienti, piedi che passeggiano sorseggiando bicchieroni di caffé, piedi pronti a prendere il volo.qualcuno piange, qualcuno è felice, altri sono semplicemente immersi nella loro routine.c'è la valigia che va svuotata per rientrare nel peso che non basta mai e quella smarrita. quella troppo simile alle altre e quella piena di adesivi. c'è la valigia danneggiata e quella incastrata tra i rulli del ritiro bagagli.
i minuti passano, gli aerei rullano i motori pronti al decollo e tirano fuori i carrelli pronti ad atterrare.
è l'ora di punta. è un attimo
l'aria sembra fermarsi, prendere un profondo respiro. dopo ci sarà solo polvere, macerie, urla. sangue scorrerà, ossa saranno spezzate. a lungo il bambino salvato dal corpo della mamma avrà incubi e si sveglierà piangendo ad ogni sonno.
è solo un attimo... boooooom!

deliri

immagina di spostarti per l'affollata città camminando velocemente verso la tua abituale fermata della metro e percepire un odore acre...

ti guardi attorno e scruti tra la folla, una folla apparentemente normale.
ma guardi più a fondo e noterai la quasi totalità delle persone senza testa! camminano chi ondeggiando chi a passo svelto.

sono gli stessi che poi incontri al bar dove percepisci lo stesso odore acre accompagnato da parole senza senso su politica, calcio, società, il tutto annaffiato tracannando caffé o cappuccini direttamente buttati nella maleodorante voragine che si portano dietro al posto della testa, senza neppure assaporarli.

lo spettacolo si ripresenta ogni mattina, ogni giorno ed ogni sera in cui tu lotti contro i "cacciatori di teste pensanti" e loro vi cercano.
sono sulle pagine di alcuni giornaletti, sono in alcuni TG, sono in giro a cercare proprio TE!

la lotta è continua e l'unico potere che hai è continuare a pensare, continuare a non fermarti dietro la prima apparenza ma andare sempre più a fondo fino a risalire su, nello strato più alto della grazia e della consapevolezza.

verso nord ovest

in alcuni film ambientati nella bella New York, simpatiche scene raccontano una leggenda tutta americana in cui una farfalla sale sulla metropolitana percorre qualche fermata e poi scende per raggiungere chissà quale meta da lei desiderata…

uno tra tutti è stato “c’è posta per te”, del 1998, con Tom Hanks nei panni di Joe Fox e l’affascinante, solare e piena di passione Meg Ryan nei panni di Kathleen Kelly che muovendosi saltellando nel suo “West Side” si sofferma a mandare una preziosa e-mail al suo sconosciuto amico virtuale, proprio parlando di questa farfalla, amico di cui poi si innamorerà.

io invece vivo a Roma, la bella Roma, la moderna Roma, frenetica ed originale rispetto al calmo e verde quartiere nell’isola di Manhattan.

beh qui non c’è spazio per sentimentalismi, non c’è spazio per romanticismi quasi scontati e quindi può capitare di entrare, in un tardo pomeriggio in cui ancora una volta si è fatto tardi in ufficio senza alcuna ricompensa, in una poco pulita ed assopita metropolitana semivuota e fermarsi a pensare all’oggi, al ieri e soprattutto al domani, quando si viene interrotti da uno strano rotolare che porta una bottiglietta di té freddo, che tra l’altro ha ormai perduto tale qualità, fino ai tuoi piedi…

un calcio la smuove e le permette di continuare la folle corsa, verso altri piedi, verso altri pensieri, verso altri sogni…